giovedì 6 novembre 2014

La morte di un malato non può essere definita "indegna". Credo in Dio e nella Chiesa e,benchè io abbia, da sempre, teso a giustificare eventuali errori (a mio parere) od incongruenze dei Suoi rappresentanti terreni sostenendo che Essa, comunque, sia composta da esseri umani che, come tali, possono sbagliare mi trovo oggi in assoluta sintonia con Massimo Gramellini quando, all'interno del suo "Buongiorno" de "La Stampa", sostiene come in occasione della morte di Brittany Maynard gli uomini di Chiesa abbiano mancato essi stessi di "umana pietas", dal giornalista chiamata...semplicemente..."umanità", Non voglio affrontare nuovamente il tema del suicidio, per molti atto di vigliaccheria, a parere di chi scrive piuttosto gesto di disperazione il quale comunque richiede una forte dose di coraggio; qui non si sta parlando di una depressione che, azzerando magari la volontà di un soggetto, lo possa portare a compiere un atto estremo del quale, sono certo, questi troverà perdono in un'altra vita...Oggi siamo di fronte alla decisione di una donna che, colpita e vinta da un male incurabile ha scelto di "spegnere la luce" appena qualche istante prima della fine, per così dire, naturale, liberando se stessa e chi le sarebbe dovuto stare accanto, di un'ultima atroce agonia. Non voglio dire che questa scelta sia giusta o..."quella giusta" ma la reputo, comunque..."degna e rispettabile" nella sua drammaticità poichè non credo che gli ultimi momenti di questa persona, così come i precedenti, siano stati facili nè tantomeno spensierati. Una preghiera che, da cristiano, mi sento di fare è che la Chiesa, quella che prescinde da tutto ciò che sia umano, possa, nella Sua infinita carità, concedere a questa donna ciò che in terra non le è stato permesso nemmeno dopo la morte: la dignità del rispetto e della pietà.

giovedì 30 ottobre 2014

Promessa mantenuta! Verso metà novembre sarà in libreria il primo libro di Martina!

sabato 13 settembre 2014

Un pensiero per Daniza. Mi stringe il cuore pensare ad una mamma orsa braccata che, sa nella sua testa, di dover scappare e tenta in ogni modo non di difendere la sua vita ma quella dei suoi piccoli. La sua colpa? Averli difesi da un DEFICIENTE...per carità, nel senso latino del termine: mancante.Un uomo mancante di cultura della natura, di cultura dei rapporti tra uomini ed animali ed anche di intelligenza sufficiente ( bastava poco) per immaginare che importunare un'orsa con i pargoli sarebbe stato rischioso. Questo "Rambo de noi altri" anzichè andare in televisione a giocare al sopravvissuto sarebbe dovuto andare a fare l'insegnante ammettendo la propria deficienza ( mancanza) ed ammonendo adulti e bambini affinchè non seguissero la sua sciagurata idea: avvicinare i piccoli di un orso. Due cose mi fanno ancora piu'rabbia:chi vuole farci credere che l'uccisione di questo animale sia stato un incidente e chi vuole farci pensare che l'orsa fosse un terribie pericolo per il pacifico Trentino. Incidente? Bene dateci il nome del veterinario che ha partecipato alla cattura perchè...sarebbe duopo che incidenti simili non li facesse piu'accadere. Orsa pericolosa e violenta? Vorrei rammentare che una bestia ( scusa Daniza le bestie siamo noi...) come lei arriva a pesare quattrocento kili ed ad un'altezza di tre metri levandosi in piedi, ha delle zampe grandi quanto il volante di una macchina e corre piu'veloce di qualunque uomo e...si arrampica sugli alberi. In teoria un killer perfetto. Bene: un' orsa violenta e sanguinaria, dopo aver catturato e ferito ( graffiato...ma un pò di sangue concediamo a "Rambo de noi altri" sia uscito dal suo braccio) la preda l'avrebbe lasciata andare? Ma dai! Daniza ha mostrato piu' umanità di noi esseri umani: si è limitata a difendere i cuccioli, ammonire il deficiente e ...scappare...dall'uomo. Ah...si l'uomo...quello che l'ha riportata in Trentino salvo poi accorgersi che l'orso può anche essere pericoloso: proprio come un bambino vizizto che, voluto il cane, capisce quante attenzioni l'animalino necessiti e lo abbandona nel ciglio di una strada.

sabato 30 agosto 2014

Perche' dico no all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Innanzitutto vorrei ricondurre il discorso e l'attenzione sul soggetto di diritto, il bambino, del quale i nostri signori giuristi sembrano essersi dimenticati: ne stiamo strumentalizzando la figura al servizio di una campagna di buonismo davvero eccessiva. Nulla contro gli omosessuali, ben inteso, a patto che accettino di vivere la propria diversità o, "uguaglianza", come la definiscono loro, nei limiti del rispetto degli altri...e quando "gli altri" in questione sono bambini, ossia soggetti di diritto che non hanno ancora la capacità di disporre autonomomante per se stessi,l'attenzione deve essere massima. Ognuno deve vivere la propria condizione, soprattutto se orgogliosamente palesata, con l'accettazione dei pro ed i contro, in particolari se tali limiti sono dettati dalla natura stessa: è già tanto difficile riuscire ad adottare pure se gli aspiranti genitori sono una coppia regolare ed innamorata allora mi chiedo perchè debba essere tanto agevolato chi, in fondo, rappresenta una coppia contro natura. E si, perchè questo è un ulteriore punto...anzi...due...: cosa sappiamo noi davvero dell'imprinting? Possiamo davvero escludere che un bambino od una bambina cresciute nella diversità inizino a viverla come normalità? E poi ancora: pensiamo che i bambini siano creature meravigliose ma che tra loro, a volte, riescono anche ad essere spietate...perchè condannare un bimbo al pubblico ludibrio dei suoi coetanei sono per egoismo? Si, perchè, credete, per me queste richieste altro non rappresentano che un profondo messaggio di egoismo. Un'ultima domanda la vorrei proprio porre a coloro che, orgogliosi e fieri di esserlo, partecipano a quelle manifestazioni oscene intitolate gay pride: ma se rivendicate la normalità della vostra condizione perchè manifestarevestiti da pagliacci...quelle scene non mi sono mia parse normali.

domenica 5 gennaio 2014

Vorrei semplicemente lanciare una preghiera ed un ringraziamento per la salute e la pronta ripresa di Michael Schumacher,un campione vero sempre al di fuori degli scandali che sempre piu'spesso paiono essere diventati la vera professione di un uomo di sport. Tutti ci auguriamo che la sua forza ed il suo entusiasmo continuino a contagiare chiunque si avvicini ad una qualsivoglia pratica sportiva. Sette titoli mondiali di cui cinque consecutivi segnano certamente un'epoca e meritano rispetto da parte di qualsivoglia sportivo e particolare gratitudine da parte dell'Italia tutta per avere contribuito a riportare la nostra eccellenza ai vertici mondiali.