venerdì 8 aprile 2016

Vado contro corrente ma mi sento di affermare di non essermi sentito offeso o peggio dall'intervista di Bruno Vespa al figlio del boss Riina in Porta a Porta. Purtroppo la mafia fa parte della nostra Storia ed è, volenti o no, un fenomeno, se non culturale, comunque di cultura... atavico. Per questa ragione il sentire dalla sua voce come il figlio di un boss, del capo dei capi, sia vissuto negli anni del "potere" del padre o della sua latitanza penso sia stato, anzi fosse, finalmente utile. Troppi si sono scagliati contro la trasmissione ed il suo conduttore leggendo la situazione, a mio avviso, nel modo piu' semplicistico possibile; in realtà, se tutti riflettessimo a freddo, comprenderemmo che lo scopo dell'intervista sia stato assolutamente raggiunto. Tutti e dico tutti si sono sentiti indignati da come il figlio di un delinquente fosse libero di vivere non cento ma mille volte meglio di quello di un onesto operaio, da come anche il peggiore dei reati, l'omicidio, fosse accettato come un male cessario all'interno di un certo modus vivendi et operandi. Non credo, allora, sia piu' utile chiudere gli occhi di fronte ad ingiustizie, soprusi e quanto altro di nefando vi sia ma piuttosto mostrarli, anche a rischio di "creare dei casi" perche...se tutti si incazzassero dinnanzi alla malagiustizia, forse, la Giustizia trionferebbe.